Le donne, la scienza... e la figura di Ipazia
Particolare da "La scuola di Atene", Raffello (musei Vaticani). Tra i più celebri filosofi e matematici dell'antichità, Ipazia è l'unica donna presente
Per millenni il mondo scientifico è stato prerogativa maschile, con pochissime eccezioni.
In questi ultimi anni l'elenco delle donne che hanno espresso il loro genio in attività scientifiche si fa via via sempre più lungo, evidentemente a seguito di una riduzione degli stereotipi sessisti e grazie ad un più agevole accesso alle facoltà scientifiche, oggi aperto alle giovani studentesse, tanto quanto ai giovani studenti.
Molte scienziate si propongono alle nuove generazioni come top models alternative, per la sostanza del proprio essere e la profondità del proprio lavoro, più che per l'apparenza del proprio aspetto e la superficialità della propria fama.
Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986, all'età di 100 anni, in una pausa lavoro, affermava: “Dall'epoca di Ipazia a oggi si è detto che il maschio è geneticamente superiore alla donna nelle scienze, ma non è così. Geneticamente uomo e donna sono identici, non lo sono dal punto di vista epigenetico cioè di formazione, perché lo sviluppo delle donne è stato volontariamente bloccato. […] Nel passato la cultura era accessibile solo ad una ristretta élite. […] Ora la situazione è migliorata. Non come vorrei, ma è migliorata.”
WIRED (Italia) n. 1 - marzo 2009 - Una "top model" in copertina
Ma chi era questa Ipazia? La storia di Ipazia è una storia contro tutti i fondamentalismi.
Ipazia (Hypatia in latino), nacque ad Alessandria d'Egitto nel ca. 360 d.C., figlia del noto filosofo Teone, studiò fin da giovanissima nell'enorme biblioteca pubblica alessandrina e poi nella famosa Biblioteca riservata agli accademici nella quale avevano lavorato molti luminari (Euclide, Eratostene, Aristarco, Ipparco, Pappo ed Erone), ben presto fu a capo della Scuola Alessandrina.
Scrive l'ateniese Damascio, filosofo neoplatonico: “Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. […] Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni. Confidando sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza della sua educazione, sovente appariva in pubblico e davanti ai magistrati. Né si sentì mai confusa nell'andare a una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo gran conto della sua dignità e della sua virtù, l'ammiravano moltissimo”.
Ipazia, bellissima (si diceva), filosofa ma anche matematica e astronoma, predicava la tolleranza ed il libero pensiero, insegnava per le strade a coloro che lo desideravano, fu amatissima da tutti i suoi allievi, scrisse molto e inventò/perfezionò l'astrolabio (strumento per calcolare la posizione di corpi celesti), il planisfero (in astronomia, la rappresentazione cartografica della volta celeste), l'idroscopio (strumento per misurare il diverso peso specifico dei liquidi).
Agorà, 2009 - film di Alejandro Amenabar sulla figura di Ipazia (Rachel Weisz)
Figura femminile troppo avanti nei tempi suscitò gelosie e si attirò l'odio di una plebaglia fanatica di cristiani in mano ai quali trovò una morte crudele nel 415. Sempre secondo Damascio venne sorpresa mentre stava rientrando a casa, trascinata al tempio, denudata, lapidata, il suo cadavere venne poi fatto a pezzi e bruciato. La profonda impressione che la sua morte suscitò ad Alessandria indusse alcuni ad assumere tale anno per contrassegnare la fine della matematica antica; tuttavia è più appropriato farla terminare un secolo più tardi. La morte di Ipazia aveva comunque segnato la conclusione di un periodo che aveva avuto in Alessandria d'Egitto il centro degli studi matematici.
Tutte le opere di Ipazia vennero distrutte, sembra per ordine del patriarca Cirillo, i tredici volumi di commento all'aritmetica di Diofanto, il trattato su Euclide e Tolomeo, gli otto volumi delle Coniche di Apollonio, il trattato sulle orbite dei pianeti, il Corpus astronomicum, i testi di meccanica e gli strumenti scientifici da lei inventati. Di Ipazia non rimane alcuno scritto.
da "Corto Maltese - Favola di Venezia" - Hugo Pratt - Lizard edizioni
* - Il genio delle donne – Piergiorgio Odifreddi – Rizzoli
- Wired (Italia) n. 1 – marzo 2009
- Storia della matematica – C. B. Boyer